La Vita è un Videogame (o una Danza, se Preferite)

Ti sei mai svegliato sentendoti estraneo alla realtà attorno a te? E se fosse tutto un sogno? Se la tua storia, ricordi, futuro, non fossero altro che un gioco?

Dal mito della caverna di Platone alle teorie moderne dell’Universo simulato, l’umanità ha sempre scrutato le profondità della realtà e messo in discussione le sue percezioni.

A chi non è successo di svegliarsi da un sogno così nitido da confondersi con la realtà? E se la realtà fosse un sogno? Hai visto i progressi della realtà virtuale? Cosa ti assicura che le tue esperienze non siano semplicemente una simulazione? E chi non ha mai avvertito, almeno per un istante, un senso di estraneità dal mondo circostante, quasi come un’impellente esigenza di svegliarsi?

“Vedi, questo è il vero segreto della vita: essere completamente coinvolto in quello che stai facendo nel qui e ora. E invece di chiamarlo lavoro, realizza che è un gioco.” – Alan Watts

In questo articolo, esplorerai queste esperienze comuni e il potere trasformativo di vedere la vita come illusoria, onirica, o come un gioco.

Coincidenze, déjà vu, sogni e virtualità: Esperienze dell’irreale nel quotidiano

Hai mai fatto un sogno così vivido e realistico che sembrava reale? Ti è mai capitato di svegliarti e non sapere se ciò che ricordi è sogno o realtà? Hai mai vissuto un déjà vu così intenso che sembrava un vero e proprio cortocircuito nella realtà? E ti sei mai trovato di fronte a coincidenze così improbabili che sembravano predeterminate, quasi opera di un orologiaio?

Chiunque abbia familiarità con i videogiochi e i progressi della realtà virtuale si sarà chiesto almeno una volta: e se la mia vita fosse una simulazione di una realtà virtuale? E se mi trovassi in un Arcade dell’anno 3,025, attaccato ad elettrodi che simulano una vita virtuale, dilatano la mia percezione del tempo, imitano ricordi ed esperienze come pura forma di intrattenimento?

E le persone nella mia vita? Sono anche loro inesistenti proiezioni di un algoritmo di intelligenza artificiale generativa? Esattamente come la persona nella foto qui affianco, generata interamente dall’intelligenza artificiale?

Questi brevi momenti di estraniazione quasi ci sembrano parentesi di lucidità. Come se d’un tratto ci ricordassimo di essere nel bel mezzo di un gioco o di una rappresentazione teatrale in cui ci siamo eccessivamente identificati con il nostro personaggio.

Se ti riconosci in queste esperienze, continua a leggere. Stai per intraprendere un viaggio trasformativo nel reale e nell’irreale, nel simulato e nell’illusorio, per uscirne con una rinnovata consapevolezza e una nuova prospettiva che ti aiuterà a crescere.

Da Platone a Matrix passando per l’Induismo, Cartesio, e Baudrillard

Fin dai tempi antichi, l’umanità ha intrapreso il percorso per comprendere la realtà e la percezione stessa. In ogni epoca, le civiltà hanno tessuto i propri racconti sul mondo, ma l’essenza della realtà è rimasta costantemente un mistero sfuggente e soggettivo.

Nell’allegoria della caverna di Platone l’umanità è imprigionata nelle catene delle proprie percezioni illusorie. Rinchiusi all’interno di una caverna, con la luce proveniente dalle nostre spalle, osserviamo solo le ombre danzanti sulle pareti, che consideriamo la realtà. È solo quando ci liberiamo dalle catene e scopriamo il mondo al di fuori della caverna che comprendiamo l’illusorietà delle nostre percezioni.

Questa metafora incarna vividamente il modo in cui le nostre convinzioni sono plasmate da una prospettiva limitata dai nostri sensi. Ci lascia immaginare la molteplicità di realtà nascoste che potrebbero sfuggirci semplicemente perché ci mancano i sensi adeguati per percepirle.

In altre parole, è come tentare di spiegare i colori a una persona nata non-vedente, una lotta contro i confini della nostra percezione.

Tra l’altro, non è da trascurare che gli uomini nella caverna di Platone consideravano reale una proiezione bi-dimensionale (le ombre) di oggetti tridimensionali. Un interessante parallelo con le moderne teorie fisiche dell’universo olografico, che ipotizzano che la nostra realtà sia una proiezione tridimensionale di un universo multidimensionale.

Un’idea, quella platonica, precorsa dalla filosofia induista con il concetto di “Maya”, che ci porta nel cuore della dualità tra illusione e verità. Maya, l’illusione cosmica, ci nasconde la vera natura delle cose, portandoci a confondere la realtà con l’apparenza. Questa concezione profonda ci spinge a scrutare al di là delle illusioni del mondo materiale, alla ricerca della verità ultima. Ora vediamo come quest’idea millenaria si è evoluta nel tempo, fino ad arrivare ai giorni nostri.

Cogito, ergo sum

Il celebre “Cogito, ergo sum” (penso, dunque sono) di René Descartes rappresenta un evoluzione moderna di questo concetto. Così come gli uomini nella caverna Platonica avrebbero dovuto dubitare delle ombre che consideravano reali, Descartes ci invita a dubitare del nostro concetto di realtà.

In un famoso esperimento mentale, Descartes postulò l’esistenza di un’intelligenza superiore (artificiale, diremmo oggi) ingannevole: un genio maligno che manipola le nostre percezioni inducendoci in errore su tutto ciò che riteniamo vero. Descartes giunse alla conclusione che, anche se doveva dubitare di tutto, non poteva dubitare del fatto stesso di dubitare. Pertanto, il “Cogito, ergo sum” rappresenta la sua certezza fondamentale: poiché pensa, esiste. Una profonda riflessione sulla realtà che invita a mettere in dubbio ogni cosa, tranne il proprio essere.

I Simulacri di Baudrillard

Con l’introduzione dell’intelligenza artificiale e dei sistemi di simulazione, queste riflessioni hanno assunto oggi una concretezza quasi inquietante.

Secondo Jean Baudrillard, in Simulacri e impostura, viviamo in una società in cui la linea tra realtà e rappresentazione si è sfumata. I simulacri sono rappresentazioni che non hanno un riferimento reale, ma sono create e perpetuate dalla società stessa. In questa prospettiva, la realtà diventa una serie di simulacri, creando un mondo in cui la distinzione tra vero e falso diventa sempre più sfumata.

Baudrillard argomenta che siamo immersi in simulazioni, dove ciò che percepiamo come reale è in realtà una copia senza originale. Un’inquietante premonizione a inizi anni ’80 delle recenti conquiste dell’intelligenza artificiale generativa, che è oggi in grado di creare immagini, suoni e testi che possono essere indistinguibili da creazioni reali. Come un genio maligno capace di ingannarci cancellando il confine tra il reale ed il simulato.

Il film “Matrix” cita apertamente Baudrillard, inserendo il suo libro nella scenografia di una delle scene. Questo film offre un’affascinante re-interpretazione contemporanea dei simulacri. Nel mondo del film, gli esseri umani vivono in una simulazione computerizzata (la matrix), ignari della vera natura della loro esistenza. Solo pochi individui si svegliano dalla matrix e comprendono la verità dietro la loro realtà apparente.

Questo scenario ci costringe a riflettere sulle nostre stesse vite. Ci invita a considerare se le nostre esperienze quotidiane possano essere anch’esse parte di una simulazione più grande, controllata da forze al di là della nostra comprensione.

La vita come sogno

E se stessimo sognando la nostra realtà? Alan Watts propose il seguente esperimento mentale: immagina che ogni notte tu possa sognare qualsiasi sogno tu voglia, e che tu abbia il potere, in una sola notte, di sognare un’intera vita.

Naturalmente, inizieresti questa avventura realizzando tutti i tuoi desideri. Avresti ogni tipo di piacere che potresti immaginare e, dopo diverse notti di diverse vite di piacere totale, diresti: “Beh, è stato fantastico.”

Ma prima o poi ti annoieresti. I tuoi sogni diventerebbero troppo prevedibili, e così diresti: “Mettiamoci dentro una sorpresa. Voglio avere un sogno che non è sotto controllo, dove succede qualcosa che non mi aspetto.” E lo ameresti, e ne usciresti dicendo: ‘Wow, c’è mancato poco!”. E poi diventeresti sempre più avventuroso. Faresti scommesse sempre più audaci, fino a quando finalmente sogneresti esattamente dove sei adesso: sogneresti il sogno di vivere la vita che stai vivendo oggi.

Cosa significa quest’esperimento? Il più grande errore che commettiamo è pensare che una vita perfetta sia priva di problemi, difficoltà e sfide da affrontare. Gli ostacoli, tuttavia, sono una componente essenziale di ogni esperienza degna di essere vissuta; costituiscono una parte cruciale della nostra esistenza.

Una volta compreso questo concetto, non guardiamo più al fallimento, all’avversità o alla perdita con lo stesso sguardo. Non li consideriamo più come punizioni che rendono la nostra vita miserabile, ma piuttosto come opportunità per crescere e progredire come individui.

Ogni sfida che incontriamo è un’opportunità per svilupparci personalmente, e senza di esse, non potremmo evolvere.

Cosa dobbiamo fare, dunque? Dobbiamo inseguire i nostri sogni. Dovremmo iscriverci al corso che desideravamo da tempo, avviare quel progetto che ci stava a cuore. Dobbiamo cogliere queste opportunità e prendere quei rischi, poiché rappresentano la grande avventura della nostra vita.

È proprio nei momenti in cui ci troviamo al limite delle nostre capacità, quando non siamo sicuri se avremo successo o meno, che viviamo con maggior intensità. È proprio in quei momenti che la vita ci offre le sue lezioni più preziose. Questo significa perseguire la nostra felicità. Approfondiamo ora questo concetto con un’altra analogia potente, quella di un videogioco.

La vita come (video)gioco

La vita è spesso considerata una questione seria, un’esperienza piena di responsabilità e conseguenze. Del resto le decisioni che prendiamo e le azioni che compiamo determinano il nostro futuro e quello degli altri.

Tuttavia, questa prospettiva ci porta spesso a valutare attentamente le nostre scelte e a prenderle con una certa gravità, consapevoli delle implicazioni che comportano. E se la miglior maniera di affrontare la serietà della vita fosse affrontarla come un gioco?

Considera questo esperimento. Immagina che ti venga presentato un videogioco avanzato che simula un’intera esistenza umana. Ti colleghi a degli elettrodi e in un istante ti trovi in un corpo completamente diverso, in un luogo sconosciuto.

Inizia così la tua nuova vita, che sembra estremamente reale e coinvolgente. Non hai più alcun ricordo della tua vita e identità prima di indossare gli elettrodi del gioco. Vivi ogni fase della tua vita simulata nella convinzione che essa sia l’unica realtà: dall’infanzia alla vecchiaia, passando per le gioie e le sfide di una vita umana normale.

Sei completamente immerso, senza renderti conto che tutto ciò che stai vivendo è solo un gioco. Cresci, vai a scuola, ti innamori, affronti il lavoro e le difficoltà finanziarie. Vivendo ogni momento come se fosse reale, ti trovi ad affrontare una serie di eventi. Ti sposi, hai un figlio, ti ammali, guarisci fino a che non hai un incidente improvviso che pone fine alla tua vita. Tutto sembra finito, finché il casco viene rimosso e ti rendi conto che è stato tutto un gioco.

L’esperimento del gioco solleva domande fondamentali sulla vita e sul modo in cui affrontiamo le sfide. Se sapessi che la tua vita è solo un gioco, come la vivresti? Sceglieresti di giocare in modo cauto, seguendo il percorso tradizionale, o adotteresti un approccio più avventuroso? Se la vita è solo un gioco, cosa significa vincere? Qual è lo scopo ultimo di questa esistenza simulata?

L’Arte di Abbracciare l’Incertezza

Forse, la risposta risiede nel bilanciare il divertimento e l’avventura con la responsabilità. In ultima analisi, una vita troppo prudente ci lascia intrappolati nell’amarezza delle occasioni perdute, delle vite non vissute e dei talenti inespressi. Tuttavia, una vita troppo rischiosa può lasciare insoddisfatto il nostro naturale bisogno di sicurezza e stabilità.

Vedere la vita come un gioco offre una prospettiva unica e liberatoria. Ci invita a vedere le sfide come opportunità per crescere e imparare, anziché come ostacoli insormontabili. Ci incoraggia a prendere rischi calcolati, ad esplorare nuove possibilità e ad abbracciare l’incertezza con audacia e creatività. Ci permette di adottare una mentalità più leggera e giocosa, che ci aiuta a superare gli ostacoli con resilienza e ottimismo.

La vita come danza

Concludendo, vorremmo condividere un brano di Alan Watts, un metafora poetica della vita che potrebbe risuonare profondamente con te.

“L’universo fisico è essenzialmente giocoso. Non sta andando da nessuna parte, ossia non ha una destinazione a cui dovrebbe arrivare. Pertanto è meglio comprenderlo per analogia con la musica. Poiché la musica, come forma d’arte, è essenzialmente giocosa.

La musica differisce dal viaggiare. Quando si viaggia, si cerca di raggiungere un luogo. Ma nella musica la fine della composizione non è il suo unico scopo. Se così fosse, i migliori direttori d’orchestra sarebbero quelli che suonano più velocemente. E ci sarebbero compositori che scrivono solo finali. Lo stesso accade quando si balla: non si punta ad arrivare in un punto particolare della stanza. Il senso del ballo è il ballo stesso!

Tuttavia, abbiamo un sistema scolastico che dà un’idea completamente diversa. È tutto valutato. E ciò che facciamo è mettere il bambino nel corridoio di questo sistema di votazione: vai all’asilo, quando finisci passi alla prima elementare. E poi, la prima elementare porta alla seconda elementare e così via, e poi esci dalle elementari e vai al liceo, e stai salendo. E poi andrai all’università e allora entrerai in una scuola di specializzazione, e quando avrai finito la scuola di specializzazione uscirai per unirti al mondo.

E poi entrerai in qualche imbroglio, dove vendi assicurazioni. E hanno quella quota da raggiungere. E la raggiungerai. E tutto il tempo quella cosa a cui punti sta arrivando, sta arrivando, sta arrivando, quella grande cosa a cui punti – il successo per cui stai lavorando.

Poi, quando ti svegli un giorno e hai circa quarant’anni, dici: “Mio Dio, sono arrivato. Sono lì!” E non ti senti molto diverso da come ti sei sempre sentito. Perché ci siamo semplicemente imbrogliati lungo tutta la strada.

Abbiamo pensato alla vita per analogia con un viaggio, con un pellegrinaggio, che aveva uno scopo serio alla fine, e l’obiettivo era raggiungere quella meta. Il successo, o qualunque cosa sia, o forse il Paradiso dopo la morte. Ma abbiamo frainteso il punto per tutto il cammino: si trattava di un’esperienza musicale, e avremmo dovuto ballare, mentre la musica suonava.”

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Laura
Laura
8 mesi fa

L’ho sempre pensato anch’io che la vita potesse essere vissuta come un gioco totalmente immersivo, e che tale consapevolezza la renderebbe diversa, sicuramente più leggera… Che visione interessante del mondo ! Grazie per il modo brillante in cui avete espresso ciò che non sono mai riuscita ad elaborare a parole!